2 - industria

Avevamo la luna
L'Italia del miracolo sfiorato, cinquant'anni dopo

di Michele Mezza

Donzelli editore

CRONOLOGIA DETTAGLIATA ITALIA 1960 CRONOLOGIA DETTAGLIATA ITALIA 1961 CRONOLOGIA DETTAGLIATA ITALIA 1962 CRONOLOGIA DETTAGLIATA ITALIA 1963 CRONOLOGIA DETTAGLIATA ITALIA 1964 MOLTA BELLEZZA MA POCA POTENZA

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con Franco Ferrarotti e con Elserino Piol

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Governo o amministrazione dell'innovazione

A 50 anni dall'implosione del minirinascimento italiano di Olivetti, Eni e CNEN siamo ancora paralizzati da una bellezza che non diventa mai potenza industriale ?

Contributo ad una riflessione sul Caso Olivetti di Franco Tatò
( vedi scheda biografica e Conversazione su Vimeo )
da
n una conversazione con il professor Umberto Sulpasso

D. Perché la Olivetti è scomparsa?

R. Perché da un certo momento, collocabile alla fine degli anni 60, non ha saputo preparare e gestire il passaggio dalla meccanica all'elettronica.

In altre parole i vertici non seppero prendere un orientamento preciso e decidere una linea di condotta tra le proposte delle varie fazioni che sempre si presentano in casi di radicale trasformazione.

In particolare, e fino alla fine, la Olivetti ha sbagliato tutte le scelte tecnologiche e ha dovuto poi correggerle con ritardo, e con uno spreco di capitali sottratti agli investimenti produttivi.

Alcuni prodotti geniali furono collocati in mercati sbagliati per non cannibalizzare prodotti meccanici obsoleti. Olivetti ha continuato a investire in sviluppi meccanici quando si sapeva che i prodotti erano morti prima di nascere. Olivetti ha comperato un sistema operativo da applicare invece del DOS e ha usato il suo patrimonio di specialisti di software per sviluppare applicativi proprietari in totale controtendenza al mercato.

Durante la gestione De Benedetti, vero affossatore dell'azienda, vennero prese decisioni organizzative e di prodotto al limite del ridicolo, lo stesso ingresso nella telefonia mobile venne degradato a mera attività commerciale. Un'organizzazione commerciale straordinaria e internazionale, è stata lasciata senza prodotti o con i prodotti sbagliati. E' stato un suicidio pilotato.


D. Ti pare oggi possibile porre in Italia l'obbiettivo di un'economia del sapere?

R. La condizione per lo sviluppo dell'economia del sapere in Italia è che sia disponibile la banda larga e il wifi gratuito su tutto il territorio. La seconda condizione è che la scuola pubblica venga riformata, con l'introduzione della meritocrazia e della competizione per insegnanti e studenti. Come si fa ad avere un'economia del sapere se il sapere non c'è o manca l'interesse ad acquisirlo? Rischiamo di imparare a misurare il nostro grado di inferiorità.

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(dalle prime righe del capitolo 2 di Avevamo la luna di Michele Mezza)

Molta bellezza, ma poca potenza: Il design del futuro Olivettiano - Il cronotopo 62/64 è il tempo della potenza dell'eleganza italiana.Il simbolo fu il successo delle nostre automobili nel mondo.

Tutta Europa nel 62, ci invidia la Lancia Aurelia che abbiamo visto sfrecciare nel film Il Sorpasso, di Dino Risi. Il simbolo della libera eleganza che comincia a contrassegnare in tutto il mondo un nuovo made in Italy del gusto. Ma in Italia, nel 63, si sogna con la nuovissima e grintosa Giulia dell'Alfa Romeo, uno dei modelli più moderni e competitivi del mercato automobilistico europeo. Un'auto rombante,seducente, essenziale, dalle grandi prestazioni. Un'auto, che cancellava l'immagine “poveri ma belli” di un paese, dimesso, rinunciatario,che viaggiava in utilitaria; e proponeva l'automobilista italiano al vertice delle classifiche continentali per confort e bellezza dei modelli .

Successivamente la versione GT fece sognare i giovani di tutt' Europa, consolidando il nostro dominio sul mercato dei motori. Quello stile di andare in auto fu il simbolo di un paese che si risvegliava dalla sua marginalità, e si accostava, senza complessi, al consesso europeo, da ambizioso e intraprendente contendente. Non era più il gattino indifeso che si avvicinava alla ciotola attorno a cui giganteggiavano i possenti molossi degli altri contendenti internazionali, secondo la fortunata ma indigesta metafora di Enrico Mattei. Era passata già molto acqua sotto i ponti da quando un paese non sconfitto ema non vincitore ,che si presentava a Parigi, alla conferenza di pace,il 10 agosto del 1947, con le parole , imbarazzate e dimesse con le quali l'allora presidente del consiglio De Gasperi iniziò il suo difficilissimo intervento di fronte alla alla sala che lo ascoltava fredda: tutto è in questa sala contro di me, meno la vostra cortesia personale


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L'Italia del miracolo sfiorato, cinquant'anni dopo

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