La Via Tiburtina Valeria |
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Siamo ora sulla Via Tiburtina Valeria, attribuita a Marco Valerio Massimo, - censore nel 307 e console fra il 289 e il 286 a.C.- che continua a seguire il corso dell'Aniene e al 25° chilometro, a Pesoni, troviamo i resti della cosiddetta Villa dei Pisoni, dove nel XV secolo furono rinvenute una dozzina di erme di filosofi e poeti greci, purtroppo, tutte mutilate della testa; altre sedici statue, scoperte nel 1779, complete delle teste, sono finite, non si sa come, a Madrid. Nello stesso anno, dice l'Ashby, fu rinvenuta quella meravigliosa testa di Alessandro Magno che è invece finita nel Louvre. Altre erme, forse più di venti, furono rinvenute alcuni anni prima sulla collina più in alto, dove sono i resti di altre due grandi ville sistemate su terrazze. Queste potrebbero essere state le ville di Cassio e di Bruto secondo l'Ashby, anche perché Cicerone testimonia che quest'ultimo aveva una villa a Tibur. (vedi qui a destra) Proseguendo sulla Valeria si noteranno le modifiche al percorso eventuale originario apportate dall'autostrada A24, che ha sostituito la nostra per il traffico veloce. Al di là dell'autostrada, a sinistra, si leva il villaggio di Mandela, presso la confluenza del torrente Digentia con l'Anio. Si transita sotto Cineto Romano e poi presso Roviano che domina la valle, troviamo i ruderi del Ponte Arconi. A Roviano si localizza la stazione ad Lamnas degli Equi, ma nelle vicinanze vi sono solo i ruderi di una villa imperiale. Sulla destra della Via si innalza l'altura dove sorge il pittoresco Anticoli Corrado, noto, nel periodo fra le due guerre mondiali, agli artisti di molte nazioni, soprattutto per la bellezza delle sue donne; oggi, assieme alla loro cittadina, le donne di Anticoli sono diventate come tutte le altre. Un'altra strada segue invece l'Aniene, quella per Subiaco, i Monti Ernici e Frosinone. Arsoli attuale nacque dopo la fine di Carseoli, ebbe uomini illustri nel medioevo ed è ancora dominata dal suo Castello Massimo. Tuttavia qui vi era sicuramente un centro romano; in Piazza Valeria, accessbile da Via Roma, si trova un cippo miliario della Via Valeria con numerale XXXVIII, mentre in una casa vicina è inglobata una colonna antica. Assieme a ferrovia e autostrada, la Via Valeria raggiunge il confine regionale e il crinale appenninico con la Piana del Cavaliere a 680 m. di quota. Traversato il fiume Turano e lasciata la moderna statale e l'autostrada, la Via Valeria segue la ferrovia risalendo la valle del fiume ed ecco, dopo la moderna Carsoli, sito dell'antica Carseoli. La Via Valeria si inerpica con percorso tortuoso verso Colli di Monte Bove e il Monte Bove stesso, per riunirsi alla SS5 presso Tagliacozzo. Tagliacozzo fu fondata dai Goti nel V secolo e fu feudo degli Orsini; la Via Valeria, detta 'via romana', lunga e stretta, traversa il paese. Uscita da Tagliacozzo la Via segue l'Imele, poi volta verso nord est in direzione di Cappelle e del sito di Alba Fucens, a nord della moderna Avezzano. Albe è un piccolo borgo a 966m di quota, rifatto dopo la distruzione del terremoto nel 1915, qui si vedono le mura megalitiche di Alba Fucens che sorse ai piedi del monte Velino su tre alture: San Pietro 993 mt., San Nicola 1022 mt. e Pettorino 990 mt.. L'acropoli della città degli Equi era sul San Pietro, essa fu sgominata da Roma durante la seconda guerra punica. Nel 303 a.C. Roma la ridusse a colonia con l'invio di 6000 pater familiae ed aggiunse l'attributo di Fucens al nome della città per distinguerla dalla famosa città dei Monti Albani. Presso la Via Valeria, all'altezza di Celano esisteva la città di Cliterna degli Equi, ma nulla si sa e nulla di essa si vede oggi; poi si tocca Cerchio, il luogo dove si racconta che Claudio costruisse un circo per i giochi inauguarali dell'emissario del Fùcino. Le montagne della Marsica si fanno sempre più spettacolari man mano che si sale verso i 1508 metri del Monte Ventrino, quindi ecco la spettacolare discesa verso Gorfano Sicoli che sorge sul colle dove era l'antica Statulae. Poi la Via sale sulla 'groppa' del Monte Urano, a 1077m, per discendere infine sull'Aterno a Raiano, qui la Via, ora dritta forse come l'antica si dirige verso Corfino, la famosa Corfinum, annuciata da due rovine di mausolei situati, lungo la Valeria, fuori le mura cittadine. In uno dei ruderi è una lapide commemorativa, affissa nel 1957 in occasione del bimillenario di Ovidio, la quale racconta la storia della città dove per la prima volta fu usato il nome di 'Italia'. Da Corfinum una strada si diparte verso sud est per Sulmo (Sulmona) e il Molise. LA VALERIA CLAUDIA. Da Corfinum la Via Valeria fu proseguita nel 58 d.C., da Claudio, fino alla costa e questo tratto si chiamò Via Valeria-Claudia. Transistiamo sotto Tocco da Casauria, quindi sotto Torre dei Passeri dove noteremo la chiesa abbaziale di San Clemente a Casauria, un gioiello romanico-gotico cistercense, sorta presso il centro romano di Interpromium, segnato negli itinerai, che aveva un famoso tempio. Il nome di Casauria forse deriva da Casa Aurea, il tempio, oppure da Casa Urii, da Urios ossia Giove ventoso. Scendendo oltre Scafa transitiamo presso la chiesa cistercense di Santa Maria Arabona, che alcuni ritengono sorta sul tempio della dea Bona: Ara Bona; in ogni caso si tratta della più antica chiesa cistercense d'Abruzzo. Approfondimenti Vie verdi sulla Tiburtina Valeria Link: Tiburtina Valeria su WIKIPEDIA
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La villa di Orazio a Licenza (Digentia) La villa si trovava sotto il Colle Rotondo che egli chiamò Mons Lucretilis, era stata donata a Orazio da Mecenate nel 33 a.C. ed egli la menziona numerose volte (Serm.II,6,1. Epod.I,31. Carm.II,18,11 e 1,47). Una delle 'Epistulae' Orazio la indirizza al fattore di questa villa, il quale si lamentava di essere confinato in quel luogo deserto, lui che amava tanto la città: "Villico - scrive Orazio - guardiano della mia selva e del mio podere che mi rigenerano e che tu invece detesti... ...Io dico che è felice chi vive fra i campi e tu dici che è felice chi vive in città: ognuno vuole la sorte dell'altro, ognuno odia la propria.... Tu quando eri un garzone in città aspiravi segretamente alla campagna, ora che sei fattore desideri la città i divertimenti, le terme. ...Quella che tu credi una 'landa deserta e inospitale', io la chiamo 'amena' mentre odio ciò che tu reputi 'bello'. Ti mancano il lupanare e l'osteria... qui non c'è una locanda dove tu possa bere un bicchiere di vino e saltare un pò alla musica del flauto della meretrice... Orazio termina la lettera col proverbio greco che dice "Il tardo bove sogna la sella, mentre il cavallo sogna di arare" e conclude "quam scit uterque, libens, censebo, exerceat artem".(Orazio, Epistulae, XIV) Il sito venne identificato dagli archeologi e scavato prima e durante il primo conflitto mondiale, conserva molte delle sue mura, pavimenti con mosaici, una piscina, etc. Su in alto vi è una cascata che il poeta chiamò 'fons Brandusiensis', lo stesso nome di una fonte che si trovava presso la città natale, Venusia. Alcuni cimeli ritrovati negli scavi si possono vedere nel Museo Oraziano del Palazzo Baronale di Licenza; fra le altre cose si vedranno affreschi, vetri di finestre, frammenti architettonici, figurine di animali, strumenti chirurgici, e molti altri oggetti di grande interesse. Fra Licenza e la Via Valeria si trova il borgo di Roccagiovine, forse quell'Arx Junonis nei cui pressi sorgeva il tempio della dea Vacuna. A proposito del torrente Digentia (il cui nome è oggi Licenza), Orazio nelle sue lettere aggiunge: ..."Ogni volta che mi ristora la frescura del Digentia, che abbevera Mandela, e il villaggio si intirizzisce dal freddo, sai che penso ? Sai che invoco ? "Che io abbia sempre quello che ho oggi e anche meno, e possa vivere il tempo che mi resta, se gli dei vogliono che mi rimanga tempo da vivere; che io abbia abbondanza di libri e provviste di grano per l'annata, perché non oscilli nell'incertezza del domani. Ma basta ringraziare il cielo per quello che da e per quello che toglie: la vita e i mezzi di sostentamento. Da solo troverò la pace dell'anima"... (Orazio, Epistola XVII a Massimo Lollio) Carsoli, la moderna Carseoli, il sito dell'antica Carseoli fra i suoi altipiani erbosi, dimora di pecore grasse, coronati dai bellissimi monti. Carseoli era città degli Equi o Equicoli che cessò di essere indipendente quando i Romani la presero alla fine del IV secolo. Divenne colonia nel 297 a.C. con l'apporto di 4000 pater familiae da Roma. Assieme alla vicina Alba Fucens, Carseoli rifiutò l'aiuto a Roma nel conflitto contro Annibale, ma durante le guerre sociali essa rimase fedele a Roma, subendone le amare coseguenze: la devastazione da parte dei soci. Risorse acquistando la cittadinanza romana, fu ascritta alla tribù Arniense divenendo parte della IV Raegio Augustea, e Ovidio ne cantò il clima freddo. Le rovine di Carseoli si trovano in località Piano della Civita, 3 Km dall'attuale Carsoli. Alba Fucens - le mura poligonali di Alba Fucens sono fra le più belle nel genere, lunghe 3 Km furono edificate nel IV secolo a.C., con uno spessore di 2,40-3 metri e senza torri né interruzioni, solo le quattro porte di accesso.
Alba accorse in aiuto di Roma al passaggio di Annibale nel 211 a.C., ma due anni più tardi, prevedendo la malasorte per Roma, essa rifiutò nuovi aiuti. Lo scavo romano del Fucino Il lago era stato un polo di attrazione per le genti preistoriche dell'Appennino; particolarmente ricche di reperti preistorici sono le numerose grotte ai bordi della conca del lago. La stella di Corfinum Ovidio stesso, nativo di Sulmona, racconta la leggenda di Solimo, compagno di Enea, fondatore di Sulmo. Livio rammenta Sulmo parlando del girovagare di Annibale in Italia, egli vi transitò prima di giungere alle porte di Roma nel 211 a.C.. Silio Italico racconta che un cartaginese di origine sulmonese giunse con Annibale sotto le mura della città e lì fu ucciso dal figlio che la difendeva. |
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