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La basilica di
San Pietro in Vincoli è dovuta alla munificenza di una matrona imperiale, Eudossia, figlia di Teodosio il Giovane e moglie dell’imperatore Valentiniano III. Sua madre le mandò le catene donatele dal vescovo di Gerusalemme, che erano servite a Erode per incatenare S. Pietro. Per conservarle la giovane Eudossia eresse questa basilica che fu chiamata «Eudossiana», o più comunemente «San Pietro in Vincoli».
Sulla facciata è notevole soprattutto il portico, eseguito da un elegante architetto della fine del Quattrocento su invito del Cardinale Giuliano della Rovere, il futuro battagliero Giulio II. Fu questo papa che ordinò a Michelangelo l’esecuzione del proprio monumento funebre di cui, parte integrante, era il celebre capolavoro per il quale la maggior parte dei visitatori si reca in questa basilica: il Mosè. La statua doveva costituire la figura centrale del grandioso mausoleo, che purtroppo non fu mai realizzato nella sua maestosa concezione originaria. Il monumento fu innalzato sotto Paolo III (1534-49) nel braccio destro del transetto.
Se, tuttavia, il monumento è ben lontano dal sogno superbo dello scultore architetto, nel quale dovevano trovare posto ben quaranta statue, la potente scultura del profeta biblico è tuttora fra le immagini figurative di tutta l’arte occidentale più profondamente impresse nello spirito di chiunque abbia potuto osservarla. Mosè viene rappresentato in una posizione estremamente semplice, eppure emanante un inesprimibile senso di maestà. In lui si riconosce il condottiero, un «leader», forte e sicuro. La sua figura esprime una possanza che proviene dall’investitura divina, dal terribile e stupefacente mistero dell’episodio biblico del Sinai. Le due statue di Rachele e di Lia, che simboleggiano la vita attiva e contemplativa, furono disegnate da Michelangelo.
La navata centrale è delimitata da venti antiche colonne di marmo. Tra le tante opere d’arte contenute nella Basilica, ricordiamo, a sinistra dell’ingresso la Tomba di Antonio Pollaiolo (1432-1498) scultore, gioielliere, pittore ed incisore e di suo fratello Piero, opera di Luigi Capponi. Sulla navata destra, primo altare, un capolavoro del Guercino, Sant’Agostino. Ed infine, l’ottocentesca urna in bronzo dorato collocata nella Confessione, sotto l’altare maggiore, nella quale sono custodite le Catene di San Pietro.
Oggetto di profonda venerazione sono anche le reliquie dei sette fratelli Maccabei, custodite in un sarcofago paleocristiano con episodi del Nuovo Testamento, collocato nella cripta.