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Nella basilica di San Pietro in Vincoli (iter 4), tra le tante opere d’arte (la Tomba di Antonio Pollaiolo (1432-1498), un capolavoro del Guercino, le Catene di San Pietro e le reliquie dei sette fratelli Maccabei, oggetto di profonda venerazione), la più importante e' il Mose' di Michelangelo. Fu il papa Giulio II che gli ordinò l’esecuzione del proprio monumento funebre di cui, parte integrante, era il celebre capolavoro per il quale la maggior parte dei visitatori si reca in questa basilica. La statua doveva costituire la figura centrale del grandioso mausoleo, che purtroppo non fu mai realizzato nella sua maestosa concezione originaria. Il monumento fu innalzato dopo la morte di Giulio II, sotto Paolo III (1534-49), nel braccio destro del transetto. Se, tuttavia, il monumento è ben lontano dal sogno superbo dello scultore architetto, nel quale dovevano trovare posto ben quaranta statue, la potente scultura del profeta biblico è tuttora fra le immagini figurative di tutta l’arte occidentale più profondamente impresse nello spirito di chiunque abbia potuto osservarla. Mosè viene rappresentato in una posizione estremamente semplice, eppure emanante un inesprimibile senso di maestà. In lui si riconosce il condottiero, un «leader», forte e sicuro. La sua figura esprime una possanza che proviene dall’investitura divina, dal terribile e stupefacente mistero dell’episodio biblico del Sinai. Anched le due statue di Rachele e di Lia, che simboleggiano la vita attiva e contemplativa, furono disegnate da Michelangelo.