4 - conversazione

Avevamo la luna
L'Italia del miracolo sfiorato, cinquant'anni dopo

di Michele Mezza

Donzelli editore

VIDEOINCONTRO con Paolo Sorbis

PENSARE PER CREDERE

Paolo Sorbi  Biografia

Documenti Mondo cattolico

 

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1. Concilio Vaticano III ?

2. Evento o Processo ?

3. La peculiarità italiana

4. Il '68 figlio del Concilio ?

5. Umanesimo e crinale apocalittico

6. Il caso Olivetti

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Avevamo la luna - L’Italia del miracolo sfiorato, cinquant’anni dopo
1962-64, l'anno lungo dove molto iniziò e tutto finì


Lettera ad un Amico

Milano, 12 febbraio 2013

Caro Michele,

mi chiedi un commento a caldo sul fulmine a ciel sereno. Sono inevitabilmente stranito. Che dire? è accaduto un "bradisismo ecclesiale". ASSOLUTAMENTE imprevedibile.

Le DIMISSIONI del Papa.

E' un passaggio di una simbolicità enorme.

In un contesto internazionale di crisi generale dei modi di produzione(non solo e non tanto della semplice finanza),in un contesto geopolitico di crisi drammatica della questione dell'Iran e di dinamiche tumultuose(ma interessanti) delle "primavere arabe",in un contesto di collasso delle classi dirigenti europee e non solo ,insomma in un passaggio di civiltà con una radicale emergenza antropologico-educativa ERA NENECESSARIO che Benedetto XVI resistesse ,nonostante tutto.

La figura di Benedetto XVI doveva continuare ad esprimere coraggio.

Questo non è avvenuto e per me è sopratutto questione ONTOLOGICA.

Voglio dire di categorie epistemologiche che dovevano sorreggerlo.

Perchè categorie corrette ed all'altezza della sfida di egemonia che proviene dallo sviluppo/crisi dell'attuale contesto mondiale.

Voglio aggiungere che,per me,sono secondarie le questioni solo "moderne" della "produttività" di dimissioni di un Papa che è lucido come Ratzinger.E' banale dire che questo innova nella vita della Chiesa.E' giusto dirlo,ma insufficiente e non si coglie il vero aspetto di crisi TEORICA che comunicano QUESTE dimissioni.  Invece ,in quest'epoca di volontà di potenza delle tecniche, ciò  è avvenuto.Questo apre una riflessione.per chi aderisce al tema di "Fides et ratio" come sono io di enorme delicatezza,sapendo che un passaggio si rischia di perderlo e che il nichilismo NON è alternativo.Perciò continuo a dire che la soluzione,almeno sino ad oggi, non è un nuovo Concilio ecumenico per la Chiesa.Come sai non per condizioni  di fase (che sono fortemente mature per un Concilio)ma per radicale inadeguatezza delle opposizioni progressiste ecclesiali ed ora anche per il cedimento della posizione ratzingheriana.Che fare?

Paolo Sorbi


Roma, 13 febbraio 2013

Caro Paolo,

ti ringrazio della tua generosa e appassionata reazione che mi hai regalato a caldo. Lo ritengo un documento importante per fotografare questo passaggio storico nella comunità cattolica di cui sei sensore e orientatore. Capisco che insieme alla lucidità vi sia una quota rilevante di stupore e di vera sofferenza. Spero che la nostra amicizia mi permetta di insistere. Proprio il tuo impegno nei confronti di questo papa, e la tua sollecitazione emersa anche con la Lettera sull'Emergenza antropologica ( vedi link ) ,che hai elaborato insieme ai tuoi compagni di avventurta intellettuale ( Pietro Barcellona, Mario Tronti, Giuseppe Vacca) mi costringe a spingerti ad un approfondimento. Proprio nella lettera tu fai esplicito riferimento ad una grande battaglia delle idee che la Chiesa, condotta da Papa Benedetto XVI, stava compiendo .Una battaglia per l'egemonia, potremmo dire, sul governo della modernità. Cuore di questa battaglia erano i cosidetti principi non negoziabili, afferenti ai limiti che la potenza tecnologica doveva osservare nel suo impatto con le forme della vita.Non credi che proprio su questo si siano consumate le dimissioni di Papa Ratzingher? Non pensi che il suo sentirsi stanco e non adeguato si riferisca alle difficoltà incontrate nel reggere la leadership di questa battaglia? E ancora: nella nostra conversazione che registrammo per il libro ( metti il link all'intervista a Sorbi sul sito ) tu hai molto insistito sull'inutilità di un nuovo concilio, sostenendo che non vi siano ragioni ne interne alla chiesa ne esterne.Ora ti pare davvero che non si ponga al nuovo Papa che sarà eletto il nodo di un vaticano III? Insomma stiamo andando incontro ad un conclave o ad un concilio?

Chiunque sarà eletto come successore di Benedetto XVI, e pensiamo che inevitabilmente assumerà il nome di Benedetto XVII, se vorrà confermare la sua continuità con il Papa dimissionario,dovrà avere la forza e la capacità di rimettere la Chiesa al centro della modernità antropologica ,in cui l'uomo oggi può arrivare a riprogrammare la vita .Dopo la lotta al comunismo, sarà questa la frontiera su cui si dovrà attestarsi il vertice cattolico .Per questo diventerà inevitabile un nuovo concilio, il Vaticano III, esattamente 50 anni dopo il Vaticano II di Giovanni XXIII: Fino a qualche settimana fa i teologi cattolici spiegavano l'inutilità di un nuovo concilio con l'inconsistenza deller opzioni alternative che crescevano nel gregge cattolico .In sostanza si diceva, nessuna opposizione culturale ha consistenza e dignità per meritare, come fu invece 50 aqnni fa, una messa a punto della dottrina. Oggi è direttamente il vertice della Chiesa che invece chiede una radicale messa a punto: bisogna ritornare a pensare per cambiare. E Cambiare davvero. Bisognerà negoziare ciò che sembrava intangibile. Che pensi?

Michele Mezza


Milano, 14 Febbraio 2013

Caro Michele,

davvero sarebbe il caso di dire Avevamo la Luna, pensando al grande papa che oggi dichiara di uscire di scena.

Le tue sollecitazioni mi trasportano in uno stato intermedio,tra il TRAUMA E il SOGNO, alla maniera di Calderon de La Barca:”La vida es sueno”.

Mai dramma barocco viene a proposito circa la GRANDE rinuncia di Benedetto XVI.

Così per Hugo von Hofmannsthal ,ne “La Torre”, vengono descritte lotte di tutti contro tutti in una metaforica ‘Romania ‘luogo che adombra alla molteplicità dei linguaggi,alle ‘bande'ideologiche e corrotte vaticane,altrettanto per l'autore austriaco, c'è un lato spagnolo nella crisi di civiltà europea che scorge ben delineato in Calderon e che riflette la caduta di comportamenti culturali di una civiltà ,di un sistema organizzato impazzito ,luogo di continui conflitti senza valori.

Dopo i primi momenti di “rammarico e sconcerto” (parole profonde del card.Bagnasco e,specialmente veritiere) i suoi seguaci(tra cui mi onoro di esserlo da quasi trent'anni)devono provare ad “elaborare il lutto”(profondo e struggente come si esprime ne “La torre”) e riprendere i cammini delle”guerre culturali”e dei possibili dialoghi.

Come spesso accade è Massimo Cacciari ad individuare i nodi,i tratti , le ‘battute ‘dei linguaggi lasciati incompiuti dal grande intellettuale e straordinario Vicario di Gesù che è ,sino al 28 febbraio, Joseph Ratzinger.

Innanzitutto sul valore della rinuncia compiuto dal Papa.'Rinuncia' è in Nietzsche (ma anche in Francesco)simbolo di ‘grande vita' ed anche di paradossale ‘grande politica'.E'la rinuncia che fa grande una leadership,a volte. Come non andare a certe opzioni di Giuseppe Dossetti ed anche di De Gasperi,ma anche ,e molte, del ‘gran prete romano'don Giuseppe De Luca, in alcuni grandi passaggi della loro tormentata e bellissima relazione con la Chiesa ed i suoi poteri?

Rinuncia del potere non è sconfitta della ‘grande politica',è suo trasvalutarsi nell'impolitico evangelico che spesso attraversa i percorsi dei cristiani migliori ed anche di movimenti ecclesiali nelle loro scelte più radicali .Inevitabilmente con la ‘rinuncia' si è portati all'estremo di certi percorsi di certe ‘peripezie' dell'animo fa notare Girard. Qui ci differenziamo da alcuni ragionamenti di Cacciari. Rinuncia deve convivere con organicità della Chiesa romana.

Non è possibile che le due questioni non trovino un punto di equilibrio .Il mio timore è che si voglia far passare l'opzione di Benedetto XVI con l'inizio di una modernizzazione traumatica che porterebbe ad un vero e proprio collasso la posizione elaborata dallo stesso Benedetto .Delle due l'una : o Ratzinger non ha percepito la questione (e lo escludo), o il suo messaggio è di RESPONSABILIZZARCI ancora di più,ANCHE SENZA LUI.

Anche senza quel formidabile cervello che SOLO ,pero', con il ruolo sociologico (e misteriosamente di Fede del primato di Pietro)aveva POTENZA di lotta culturale per capovolgere l'infausta egemonia radicale e nichilista che avvolge e spinge verso il ‘tramonto europeo ‘,di cui ho dianzi accennato, citando Calderon e Hofmannsthal e della stessa vita .

Appunto i nostri anni come momenti dell'emergenza antropologica.

Dunque : è accaduto , come dicevo nella mia prima reazione,un “bradisismo ecclesiale” ASSOLUTAMENTE imprevedibile.Se lo viviamo come TERREMOTO di una posizione TEORICA .

Posizione elaborata in buona parte,negli ultimi trent'anni ,dallo stesso Benedetto XVI. E' un passaggio di una simbolicità enorme. Denunzia un'impasse nella nostra stessa corrente socio-culturale,di credenti e non credenti,che sostiene le grandi questioni della critica razionale,per niente scolasticistica,al relativismo etico,all'uso delle biotecnologie senza cultura dei limiti , della necessità,in campo dottrinale, di una cristologia fortemente centrale nelle pur legittime teologie presenti nella ‘Catholica'.Così come nella irrinunciabilità dei mezzi poveri nelle differenziate pastorali,così nel provare sempre più ad essere minoranza creativa spiritualmente in grado di testimoniare eppur presente nell'arena pubblica senza complessi di assurde nuove cristianità che non sono né debbono essere l'orizzonte della nuova evangelizzazione. Per non parlare dei formidabili temi della ‘Caritas inVeritate”sulla necessità dell'oltrepassamento del capitalismo selvaggio connotato da ‘maturità e stagnazione'e che non indica se non ‘pensiero debole ‘.

In un contesto internazionale,poi,di crisi generale dei modi di produzione,non solo e non tanto della semplice crisi della finanza.

In un contesto geopolitico di crisi drammatica mediorientale e di

dinamiche tumultuose,ma interessanti nel medio periodo.

In un contesto di collasso demografico in tutto l'Occidente,di non circolarità delle giovani èlites sempre più fragili e senza futuro. Insomma in un passaggio grave di civiltà SAREBBE STATO IMPORTANTE che Benedetto XVI resistesse,nonostante tutto e nonostante le sue correttissime motivazioni.

”Perché ci hai lasciato così?”si esprime il Grande Inquisitore al Cristo ritornato di nuovo per ‘ visitarci ad limina' nuovamente…Siamo a questa altezza del dramma in questi giorni,bisogna intenderla bene la scelta della rinuncia del Papa …

E' questione di categorie epistemologiche che dovevano sorreggerlo. Questo NON è avvenuto.

Eppure non colgo forti autocontraddizioni nell'elaborazione della centralità della persona umana

come elemento decisivo,nell'educazione e nel ‘Politico', dopo la fine della lotta delle classi e di fronte alla miseria educativa della proposta nichilista.Cos'è che non funziona nella teoria dell'emergenza antropologica che richiamiamo nella nostra lettera che tu hai citato?

Vorrei aggiungere che ritengo secondarie le questioni solo “moderne” della “produttività” di dimissioni di un Pontefice che è lucido come Ratzinger. E' banale dire che questo innova nella vita della Chiesa. E' giusto,ovviamente,ma insufficiente e non si coglie il più profondo elemento di crisi di un PENSIERO che emerge da questi avvenimenti.:Invece in quest'epoca di immane volontà forte e di potenza delle tecniche ciò è avvenuto .Quasi ad indicarci come sia urgente una riflessione sulla pervasività in tutti gli ambienti delle mutazioni antroplogiche a motivo delle reti tecnologiche che aprono inediti squarci di ‘benessere' e comunione tra gli umani,ma anche fortemente produttrici di individualismo e solitudini infinite dei soggetti sociali che ,invece,vanno orientati ai beni comuni e di relazionalità che ,per me, restano indubbiamente molto corporei e che le tecniche smaterializzano. Che fare verso questo poderoso ‘cervello sociale' che irriducibilmente avanza nel globo e che ci inquieta,senza risposte adeguate neanche con ‘fides et ratio' ? E men che meno con i vari pensieri gnostici e spiritualizzanti, come se Dio non ci fosse,anzi ci fosse un ritorno,grottesco,degli dei arcaici

Dobbiamo aprire una riflessione partendo dalla consapevolezza che un passaggio storico –educativo si rischia di perderlo.

In questo contesto dire che ,per la Chiesa, è necessario un nuovo Concilio Vaticano III è aggiungere irresponsabilità ad irresponsabilità. Non tanto per le condizioni sociologiche che ,al contrario,renderebbero attuale dopo appena cinquant'anni una nuova ecumene(tanto il tempo si è accelerato e colossali avvenimenti storici sono accaduti).In effetti la necessità di nuovi ‘aggiornamenti'ecclesiali è all'ordine del giorno,ma per la radicale inadeguatezza dei critici della linea ‘personalista' di Joseph Ratzingher tutto si avviterebbe nelle miserrime questioni ‘modernizzanti'sugli stili di vita e opzioni eugenetiche. Pensieri teorici cristiani sostanzialmente sgangherati , balbuzienti nelle loro opposizioni teologiche progressiste. Ora,però, si aggiunge un altro ‘segnale' della sentinella :anche la cultura della vita ,i suoi difensori ostinati e corretti,soccombono?

Paolo Sorbi


Roma, 14 Febbraio 2013

Caro Paolo,

Questo confronto mi permette di arricchire il mio libro sia nei suoi contenuti, agganciandolo ad una vitalissima questione che si aprì proprio nel pieno del cronotopo del 62/64 di cui mi occupo. Ma anche nel metodo, dimostrando come pure oggi l'oggetto libro si evolve in una dimensione di flusso, che rimane aperta ad integrazioni e discussioni ulteriori.

Per altro nelle tue sentite riflessioni mi permetti di contestualizzare il nostro dibattito nella pià generale analisi dei processi socio tecnologici che proprio con l'invenzione del computer individuale dell'Olivetti prese le sue mosse.

Il tuo richiamo alle dinamiche innestate dalle reti tecnologiche mi permettono un ragionamento che voglio proporre all'intera platea degli “utenti” di questo libro.

Io ,infatti, penso che proprio la persasività della rete e l'impatto della sua cultura partecipativa ha molto a che fare con le decisioni di Papa Benedetto XVI. Provo a spiegare come.

“Dio esiste? Adesso si”.

E' l'inizio di un brillantissimo racconto di fantascienza, scritto da Fredric Brown, nel lontanissimo 1954, in cui un computer risponde alla prima domanda di uno stupito programmatore.

Nella sua preveggenza, la fantascienza aveva indicato il punto di frequenza in cui il cristallo della cultura moderna si sarebbe frantumato: la relazione fra trascendenza e virtuale.

Un altro Brown,Dan, molti anni dopo, oltre la fatidica soglia del 2000, scrivendo il terzo tomo della sua discussa quanto fortunata trilogia fantareligiosa, “Il Simbolo Perduto” scrive una battuta che forse ci da ragione di quanto avvenuto in vaticano in questi giorni”Dio si trova nell'unione dei molti, non nell'uno”.Un tema che richiama il panteismo di Giordano Bruno, il gran Nolano che improntò la sua eterodossia proprio nel riconoscere la potenza dell'uomo accanto al suo Dio, intuendo la forza della circolarità del pensiero con la sua nota affermazione secono la quale ” nell'infinito spazio possiamo definire centro nessun punto,o tutti i punti:per questo lo definiamo sfera il cui centro è ovunque ” (G.Bruno.Opere magiche).

Paradossalmente l'ultima decisione del gran guardiano dell'ortodossia cattolica, Papa Ratzingher viene meglio compresa ricorrendo ai pensieri degli eterodossi di ieri e di oggi. In realtà con le sue dimissioni, il pontefice ha forze concepito la più lucida e rivoluzionaria riflessione sulla sua Chiesa. Il vicario di cristo, l'ultimo gigante della terra, torna nel suo gregge come pecora fra le pecore, e rimette al suo popolo l'aura di divinità che gli era stata affidata. Con una battuta, forse troppo sbrigativa, ma sicuramente efficacie nella sua essenzialità, dopo Benedetto XVI il papa diventa un funzionario. Uno strumento, un oggetto, e non il soggetto. E' una svolta copernicana, che ri sintonizza la comunità cattolica con il senso comune del mondo. Erano rilevanti i segnali di una particolare attenzione del grande teologo per quell' emergenza antropologica, come l'hanno definita i quattro intellettuali marxisti ( metti il link alla lettera in rete di Sorbi, Barcellona,Tronti e Vacca ) che nei mesi scorsi indirizzarono un'originale lettera al papa,rappresentata dalla potenza tecnologica che riorganizza e riclassifica la convivenza umana. Già nella sua ultima enciclica, Caritas in Veritate , il papa si misurò sulle novità della rete, apprezzando la “stupefacente esperienza del dono” che la sorregge. Poi venne la spettacolare decisione di diventare un membro della comunità di Twitter. Infine la scelta di azzerare la sua gerarchia. Persino il modo con cui è stata annunciata la sconvolgente decisione delle dimissioni, con un discorso rivolto a tutti, senza privilegiare e pre avvertire nessuno, indica un'appartenenza egualitaria ad una nuova comunità.

I giganti teorizzati da Bernardo da Chartre nel famoso detto per cui “siamo tutti nani sulle spalle dei giganti” oggi viene rovesciato nel suo contrario: anche i giganti devono farsi nani per correre più velocemente”. Una svolta certo non indolore. Crollano le sicurezze che i giganti davano ai nani:

c'è sempre qualcuno che ne sa di più e può fare di più. In compenso aumentano a dismisura i margini di protagonismo e di condivisione disponibili.

Venti anni di rete, hanno scavato profondamente nel vissuto dell'uomo moderno: un nuovo modo di pensare e di relazionarsi sta incalzando ogni patrimonio culturale: dalla centralità del partito, a quella del denaro fino alla soglia di Dio. La condivisione sta diventando un destino e non un'opzione.

Non è il computer che si sostituisce a Dio, come suggeriva Fredric Brown nel racconto che abbiamo richiamato all'inizio, ma piuttosto l'uomo che usa il computer per avvicinarsi alla verità.E comunque per viverla meglio.

Ma può una religione essere condivisa ed egualitaria? Questa è la domanda che affiora dopo la relativizzazione del Papa. Può una rivelazione essere co gestita? Dietro a questo quesito epocale già premono altri temi meno trascendenti ma non per questo meno vitali: se la verità cosmica può essere condivisa allora anche l'economia, la politica, la governance, possono essere riprogettate alla luce dei nuovi nani connessi. Il papa c on le sue dimissioni ha aperto una porta apocalittica, potremmo dire, su un nuovo mondo. Incredibilmente la scossa che ha messo in movimento la valanga è venuta da dove meno la si attendesse. Ora tocca ai laici rispondere e riflettere: come convivere con una chiesa che si interroga sulla modernità in maniera problematica e dialettica? Come definirsi rispetto ad una riflessione antropologica alta? Come reggere il confronto?

Alla lunga, la mossa del grande custode della dottrina potrebbe rivelarsi una straordinaria premessa per un nuovo primato culturale della chiesa. Non è una minaccia, ma sicuramente una sfida. Del resto , come diceva S. Marco: voi che siete il sale della terra se siete sciapi voi, chi mai potrà insaporirvi?”

Michele Mezza


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