Dogana - La Dogana della mena delle pecore di Puglia" era una sorta di azienda di stato dotata di ampi poteri amministrativi e giudiziari. Istituita da Alfonso I° d'Aragona detto il Magnanimo nel 1447, aveva a capo il Doganiere, funzionario pubblico di particolare competenza ed esperienza proveniente in genere dalla magistratura. Il Doganiere era “persona d’ingegno, di dottrina, integrità ed esperienza” perché era “il maggior di qualsivoglia governo di Provincia, non solo per confidenza e maneggio d’interessi notabili: ma per l’ampia giurisdizione, che tiene sopra tutti i locati ed altri, che hanno interesse in essa Regia Dogana” (Stefano Di Stefano in Della Ragion Pastorale, Napoli 1731).
Tratturo - il nome tratturo comparve negli ultimi secoli dell'impero come deformazione fonetica del termine latino "tractoria", che nei codici di Teodosio (401-450) e di Giustiniano (482-565) designava il privilegio dell'uso gratuito del suolo mantenuto dal fisco: privilegio esteso ai pastori della transumanza per l'uso delle vie pubbliche.
Tratturo, tratturello, braccio - Nel periodo di massimo sviluppo la rete viaria tratturale si estendeva dall'Aquila a Taranto, dalla costa adriatica alle falde del Matese, con uno sviluppo complessivo che superava i tremila chilometri. All'interno della rete aragonese le piste erbose assumevano caratteristiche diverse a seconda della funzione da svolgere. Vi furono pertanto i tratturi, la cui larghezza in età moderna raggiunse nella maggioranza dei casi i 111 metri, i tratturelli, tra i 32 e i 38 metri, e i bracci, dai 12 ai 18 metri. Decisamente più grandi dei corrispondenti spagnoli (chiamati pecurias o cañadas di m. 75 e cordeles di m. 37,50), delle carraires francesi e delle trazzere siciliane (larghe m. 32). A tenerli ordinati dovevano provvedere in particolare i Comuni (Università), ai quali il bando del Doganiere ricordava in modo categorico: "...s'ordina, che si tenghino li tratturi ampli e spatiosi almeno di trapassi sessanta". Ancora: "... s'ordina, che siano mantenuti accomodati li ponti da dove passa la Regia Dohana", aggiungendo che "l'Università facciano guardare li loro Territori da dove passano li locati et animali di Dohana; acciò non siano rubbati, e succedendo il furto, siano tenute esse Università a rifare il danno".
I tratturi furono strade particolari, sotto molti aspetti irripetibili. Disposti come i meridiani (tratturi) e i paralleli (tratturelli e bracci), essi formarono una rete viaria a maglie strette che copriva in modo equilibrato tutto il territorio: oggi il modello della scala a pioli, con autostrade e ferrovie costiere collegate tra loro da fondovalli trasversali (pioli), ha lasciato il Mezzogiorno interno senza adeguata infrastruttura portante e in balìa di una travolgente spinta centrifuga. Inoltre i tratturi dettarono in tutto il mezzogiorno orientale la legge del movimento e dell'insediamento, influenzando alla radice l'assetto del territorio. Furono non solo strade, ma anche pascoli. Non corridoi di scorrimento, ma assi attrezzati. Lungo queste autostrade d'altri tempi, con l'erba al posto dell'asfalto e le siepi invece del guardrail ai lati, sorsero opifici, chiese, taverne (motel d'altri tempi), centri abitati. Nel Molise oltre 70 sono i centri sorti lungo i tratturi, comprese le città di Campobasso, Isernia e Boiano. Dismessi da tempo quali vie di comunicazione di persone, animali e merci, sono diventati grandi musei all’aperto di civiltà stratificatesi nel tempo, in molti casi dalla preistoria ai giorni nostri. E dove, come nel Molise, ragioni diverse ne hanno consentita la sopravvivenza, essi sono oggi anche preziose biodiversità europee, segni autentici del paesaggio, pronti ad accogliere l'uomo tecnologico alla ricerca di sé sulla groppa d'un cavallo, a piedi, in bicicletta, sul carro d'un tempo. In questa visione, il decreto ministeriale del 1976, confermato nel 1980, ha definito i tratturi "beni di notevole interesse per l'archeologia, per la storia politica, militare, economica, sociale e culturale del Molise", sottoponendoli alla disciplina della legge 1089 del 1939, la stessa legge che tutela le opere d'arte d'Italia, come ad esempio il Colosseo. Nello stesso carniere si pone la legge regionale n. del 1997, che prevede l'istituzione del "Parco dei Tratturi del Molise", uno strumento con il quale si intende proteggere e valorizzare un patrimonio di oltre 200 dei 454 chilometri originari di tratturi.
Trekking. Sul trekking a cavallo (vedi Alpitrek due parole sul T.)