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La Basilica di Santa Maria Maggiore è la quarta tra le grandi
chiese di Roma, la maggiore di tante altre dedicate alla Vergine, la sola basilica che, nonostante l’aggiunta di alcune decorazioni, ha conservato la forma ed il carattere originale che le derivano dall'antica Roma.
Nell’agosto 356 la Vergine apparve nei sogni di papa Liberio comandando di erigere una chiesa sul posto dove all’indomani fosse caduta la neve. La leggenda fu riprodotta nei mosaici medioevali che, molto ritoccati, si ammirano tuttora sulla loggia del portico. La Basilica, detta anche “Liberiana”, risale ai tempi di Sisto III (432-440), dopo il Concilio di Efeso del 431, che acclamò la Madonna con il nome di Madre di Dio. È l’unica Basilica ad avere conservato la sua forma primitiva.
Questo ha permesso al Laboratorio Virtuale dell’Università della California UCLA di ricostruire esattamente una delle prime basiliche della storia cristiana ( vedi > >). La Basilica fu costruita sopra un complesso abitativo (un’insula).
Le colonne, in marmo cipollino, provengono probabilmente da un tempio che sorgeva nelle vicinanze, dedicato ad un’altra “madonna”, ma pagana: Giunone. Nella rigorosa ricostruzione virtuale, all’infuori della cattedra vescovile, mancano mobili e suppellettili, che sicuramente esistevano. Ci dovevano essere inoltre altri tendaggi, tra le colonne. Molti dei mosaici, lungo la navata, esistono ancora e costituiscono una importante testimonianza della prima arte cristiana. Altri sono stati sostituiti da dipinti. Pavimento e abside furono modificati nel medio evo. Anche questa iscrizione non esiste più ed è stata ricostruita sulla base di un testo rinascimentale. La facciata fu ricostruita da Ferdinando Fuga (tra il 1743 e il 1750), con un portico a cinque aperture, divise da pilastri ornati da colonne e un loggiato a tre grandi arcate. La domina, a destra il più alto campanile di Roma, di stile romanico.