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Relazione tecnico-scientifica su un dipinto raffigurante una Scena di marina Il dipinto in esame, raffigurante una "Scena di marina", presenta una firma nella zona inferiore sinistra: "J M. W Turner RA. ". La tecnica pittorica risulta piuttosto complessa. E' un dipinto realizzato ad olio su tela a trama molto fitta e sottile; la preparazione è bianca e poco spessa. Il colore è stato steso con sottili velature sovrapposte che creano giochi di trasparenze e sfumature. Il dipinto ha subìto almeno un precedente restauro che, purtroppo, ne ha compromesso la leggibilità ed ha causato vari danni. E' stato infatti foderato con applicazione sul retro di una tela di maggiori dimensioni dell'originale, tanto da fuoriuscire per un bordo di circa due centimetri intorno a tutti i lati. E' probabile che, durante l'operazione di stiratura, il restauratore abbia in qualche modo surriscaldato alcune zone, soprattutto in alcune parti del cielo e della zona centrale, tanto che si possono notare delle abrasioni formate da piccolissime bollicine e buchetti nel colore. Una eccessiva pressione della stiratura inoltre ha anche causato un appiattimento di alcune pennellate di colore che erano più corpose. Altra cosa che si può notare, anche grazie all'esame delle analisi effettuate sul dipinto, è che il restauratore ha tentato di pulire la zona alta del quadro, cioè a dire il cielo, ma in maniera troppo cruda, eliminando così una serie di velature e sfumature che ancora si possono notare osservando attentamente l'analisi riflettografica. La zona inferiore invece non è stata pulita. probabilmente a causa dell'instabilità del colore che si alzava in scagliette e che già in gran parte era andato perduto . Pertanto il restauratore ha operato un consolidamento di tutta questa zona con una stesura sul davanti di colla, probabilmente data a caldo. La presenza di questa colla, sovrapposta allo strato di sporco diffuso sulla metà inferiore del dipinto, è facilmente identificabile nell'analisi ad ultravioletto che mette in evidenza uno strano strato grigio-giallastro che impedisce la lettura dei colori originali. I ritocchi utilizzati dal restauratore sono di limitata estensione ed anch'essi visibili agli UV. Purtroppo quindi lo stato conservativo del dipinto risulta non molto buono a causa dei danni naturali e non, ma grazie all'attenta osservazione e a tutte le analisi effettuate , è possibile fare alcune considerazioni. Prima di tutto si è potuto constatare che la firma non viene eliminata in pulitura, utilizzando lo stesso solvente necessario a togliere lo strato di sporco e che mantiene. tatto l'originale; inoltre la radiografia a raggi X non mostra nulla al di sotto della firma, cosa da cui si deduce che chi ha firmato lo ha fatto direttamente su1 dipinto, senza preparare o copiare la firma sul quadro prima di tracciarla. Ciò naturalmente non dimostra con certezza la paternità, anche se il confronto con le firme dell'artista su altri dipinti è calzante. La tecnica pittorica è simile a quella utilizzata dal Turner in altri dipinti, cosa che viene evidenziata dalle analisi stratigrafiche che mostrano la sovrapposizione di sottili strati di colore (vedi campioni AZ3 - AZ5 - AZ7- AZ8). Da tutte le analisi chimiche effettuate al SEM è stato possibile osservare la tavolozza del pittore: - lo strato preparatorio è costituito da biacca; - i bianchi sono biacca; - i rossi presentano inclusi di lacca rossa; - i blu, i verdi e gli azzurri presentano inclusi di lapislazzuli, anche di notevoli dimensioni. La presenza degli inclusi di lacca e di lapislazzuli, tagliati in diverse dimensioni, anche molto grandi, indica una tavolozza molto ricca, in quanto tali materiali erano molto preziosi e rari. Sarebbe interessante confrontare la presenza di questi inclusi in altri dipinti di sicura paternità dell'artista in questione. Altra considerazione riguarda la presenza, in alcuni campioni, del bianco di zinco, un colore che viene scoperto ed utilizzato solo da1 1855. In questo caso si è operato un confronto fra le varie analisi e si sono presi dei campioni "ad hoc", dove ci fossero dei bianchi originali e dei ritocchi bianchi o in stucco. Si è pertanto potuto appurare che il bianco utilizzato in origine era la biacca, mentre nei casi in cui ci sono dei ritocchi si è notata la sovrapposizione, sopra uno strato di sporco o di altri colori che coprono l'originale, di uno strato più o meno spesso di bianco di zinco che è quello utilizzato dal restauratore. Dato che il bianco di zinco viene adoperato solo dopo il 1855, da ciò deriva che il restauro non è stato effettuato certo prima di tale data. Altro fattore importante è la constatazione, già descritta nella relazione della "Diagnostica Artistica", che il dipinto presentava un disegno preparatorio sotto la pellicola pittorica che non è stato rispettato nella stesura finale del colore, tanto da poter pensare a varianti e pentimenti che l'artista, non un copiatore, ha deciso in corso d'opera. Da queste considerazioni possiamo pertanto dedurre che l'autore del dipinto non copiava ma eseguiva un disegno preparatorio nelle zone più complesse, poi modificandolo in corso d'opera; utilizzava un particolare metodo con stesure sovrapposte di strati sottili di colore e velature ed adoperava una tavolozza molto ricca. Per la conferma a tutto ciò esposto si rimanda a tutte le analisi compiute e documentate ed alla relazione della "Diagnostica Artistica". Marisol Burgio di Aragona per la Zeta Art Restauro |
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