Nome con il quale è noto il pittore italiano PIETRO VANNUCCI (n. Città della Pieve forse nel 1445 - m. Fontignano 1523). Dopo aver compiuto la sua prima educazione a Perugia, probabilmente fu allievo di Piero della Francesca ad Arezzo; nel 1472 era a Firenze, intento ad apprendere la tecnica della pittura ad olio studiando le opere dei primitivi fiamminghi, allora assai apprezzate in quella città, e a completare la propria preparazione sotto la guida del Verrocchio. Della sua attività anteriore al 1481 restano solo poche opere: i Miracoli di S. Bernardino (forse eseguiti in collaborazione con il Pinturicchio) e l' Adorazione dei Magi nella Pinacoteca di Perugia e l'affresco del S. Sebastiano nella chiesa di S. Maria a Cerqueto; è, quest'ultima, una bella pittura che rivela capacità plastica, scienza anatomica ed una sicura adesione ai modi del Rinascimento fiorentino. Ancor più vivamente la cultura toscana del P. appare nell'ampia composizione della Consegna delle chiavi , un affresco veramente monumentale eseguito dall'artista nella Cappella Sistina a Roma nel 1481 (iter 9). Ugualmente legata al Verrocchio è la Vergine in trono del Louvre, mentre gli esempi fiamminghi studiati a Firenze incidono fortemente sul paesaggio del trittico dell'Ermitage a Leningrado. Con le opere eseguite nel 1488-89 ( Annunciazione , Fano; Apparizione della Vergine a S. Bernardo , Monaco,) ha inizio la fase più alta della produzione del maestro, che durerà fino al 1500 circa; ormai giunto alla piena maturità artistica, il P. dimostra di aver saputo approfittare degli insegnamenti ricevuti ad Arezzo e a Firenze per conquistarsi un mezzo espressivo del tutto originale, fondato sulla armonia delle figure ampiamente, se non vigorosamente, modellate e su una lirica intuizione del valore spaziale e musicale del paesaggio. Inquadrati in incorniciature architettoniche altrettanto armoniche quanto semplici, o immersi nella solitaria quiete del paesaggio umbro digradante in dolci modulazioni sotto la luminosa immensità dei cieli, i personaggi del P ., specie le sue Madonne, acquistano una grazia inimitabile che partecipa con miracoloso equilibrio all'alta melanconia implicata nel ritmo stesso degli spazi. A questo momento di maggior felicità inventiva e di più alto lirismo, oltre alle opere già ricordate, appartengono la Natività di Villa Albani, la Pietà di S. Giusto, la pala con la Vergine in trono tra due Santi (ora entrambe agli Uffizi), la Deposizione (Pitti), la stupenda Crocefissione dipinta nel convento di S. Maria Maddalena de' Pazzi, alcune tra le Madonne più note (Vienna; Cremona; Pinacoteca Vaticana (iter 9); Fano). Che il P. possedesse sicura capacità di penetrare nella psicologia individuale dei personaggi, lo dimostrano i ritratti inseriti, ad esempio, nella Consegna delle chiavi o eseguiti come opere a sé stanti (ritratto di Francesco delle Opere, Uffizi); ciò nonostante, divenne famoso tra i contemporanei, e - almeno nel giudizio più comune e corrente - lo è tuttora, per aver saputo creare un tipo di bellezza femminile cui il viso tondo e pieno, la bocca piccola, lo sgurdo assorto e l'accurata disposizione dei capelli e delle vesti tanto donano di bellezza ideale, quanto tolgono di caratterizzazione individuale. Fu anzi proprio questa tipicizzazione ad essere interpretata come espressione di un sentimento religioso ricco di misticismo; fatto, questo, assai singolare, anche se depone a favore del talento artistico del pittore, giacché questi fu notoriamente " uomo di assai poca religione " (Vasari), se non del tutto miscredente. Ma fatto che spiega anche l'enorme successo riportato dalla sua produzione nel decennio 1490-1500, quando egli è considerato " il meglio maestro d'Italia " e vede la sua opera richiesta a Firenze, Roma, Perugia, Mantova, Cremona, Venezia e in altre città, mentre allievi sempre più numerosi accorrono anche da paesi lontani nelle sue botteghe di Firenze e di Perugia, e tra questi ultimi ci sarà anche il giovane Raffaello. Eppure, proprio in questo momento ha inizio la sua inarrestabile decadenza: nel 1500 il P. termina la decorazione ad affresco della Sala del Cambio a Perugia, con le figure allegoriche delle Virtù cardinali , Profeti , Sibille , personaggi greci e romani, l' Eterno Padre , la Trasfigurazione e l' Adorazione del Bambino . Un'opera, questa, assai ambiziosa che avrebbe dovuto dimostrare che la perfezione si può ottenere armonizzando le virtù degli antichi con la fede di Cristo; ma i risultati, anche per la larga partecipazione di aiuti alla esecuzione degli affreschi, furono impari alle intenzioni. Anche più fiacco appare il Combattimento tra l'Amore e la Castità (Louvre) dipinto nel 1505 per Isabella Gonzaga. Il fatto è che il miracoloso equilibrio dei momenti migliori recava in sé il pericolo del sentimentalismo, suggeriva la tentazione di ripetere sempre più stancamente una formula rivelatasi felice. A questo rischio il P. non seppe sottrarsi: gli ultimi anni lo videro impegnato a imitare se stesso in opere svigorite manierate e a ripetere stancamente i vecchi schemi nei piccoli centri dell'Umbria, mentre ormai, a Firenze e a Roma, lo consideravano un artista superato. |